lunedì 28 marzo 2011

Sillogomania #9 - Il diario di papà



Apro il baule ai piedi del letto di mamma: i tarli lo hanno ormai ridotto un colabrodo farinoso, circondato da una infinità di briciole legnose e appiccicaticce.
Lo apro, il puzzo di chiuso è di carta, nonostante tutto è piacevole e subito agli occhi risalta una sorte di Moleskine d'altri tempi, rossa con una matitina dello stesso colore attaccata su con dello scotch da imballaggio.

La apro :



28/03/1978

E se ti svegliassi dal sogno adesso?
Apri gli occhi e puff, hai di nuovo 6 anni. Sei all'inizio di tutto! Mamma e papà sono giovani e belli e nel pieno delle forze. Quant'era bella mamma, con quel sorriso da copertina patinata, e papà era sempre così allegro e scherzoso.
Erano figure enormi e perfette.
Hai sei anni e hai l'esperienza necessaria per viverli al meglio, ma solo adesso che ti sei svegliato; tutto prima è stato solo un assaggio, una lunga apnea di emozioni finte e baci che non sono mai esistiti.
Come sarebbe giusto se fosse così, c'è chi una seconda chance la brama come l'unica possibilità per andare avanti.
Ma c'è chi questa seconda chance non ce l'ha.
E continua a barcollare nel buio, tra i rifiuti degli altri, reietto in una società di reietti.
Al limite di qualsiasi catena biologica, sociologica.
Fuori dalla catena della vita.
Cos'è un uomo al giorno d'oggi, se non desiderio e proiezione verso il futuro e verso il passato?
Esiste il presente, oggi?
Cosa c'è di concreto nella vita di un uomo solo?
Siamo forse nell'era della massima reificazione?
Sì non c'è dubbio.

domenica 6 marzo 2011

Sillogomania #8 Porno Holocaust


Torni a casa dopo una serata di sbronze e balordi.
Birra dozzinale, Splaghen, e Perloni a litri, bottiglie a prezzo di costo dal pakistano in zona san Lorenzo.
Sei felice.
Bevi senza pensieri, e ad ogni pinta, o bottiglia da 33 cl, bevi felicità, bevi vene e arterie di felicità.
La senti scorrere, come dice la canzone con Giorgio Haber, "tu non lasciare mai la birra, No, " mai la lascerò.
Mai lasciare la birra.
Sincera amica di avventure semplici.
Pipì, un mare di pipì: pipì a litri.
Pipì trasparente. Pipì liberatoria.
Sei brillo, squilibrio di estasi e spensieratezza.
Passeggi per le strade di Roma, puoi fare qualunque cosa, flirtare con chiunque: flirtare con la cicciona più cicciona di Roma, flirtare con Miss Mondo, ora che sei sciolto si che potresti avere una chance.
Una chance etilica con miss Mondo. Una chance, una sola; etilica, ebbra, ma pur sempre una chance.
Torni a casa, provi a dormire, impossibile.
Impossibile, la luce è spenta, ma la stanza gira. Tu stai fermo a 180°, lei gira. Cazzo se gira.
Quanto gira la stanza?
Decidi di alzarti.
Decidi che questa notte non dormirai. Non questa notte. Non mentre la stanza girà.
Altra pipì. Tanta pipì. Pipì incolore.
Accendi il pc: un film, ci vuole un film.
Niente ti ispira.
Apri la tua pagina di facebook. Hai 20 amici. Solo quelli a cui tieni, gli altri non li accetti. Non sei mica schiavo di facebook. Lo usi solo perché nessuno ormai si fa più vivo sull'ormai obsoleto msn. Buonanima!
Trovi un messaggio e una notifica. La notifica non è importante, il solito sconosciuto che commenta giorni dopo il tuo primo appunto sotto il link del tuo amico fuorisede.
Il messaggio invece è un link. Un amico, del tuo paese, un amico a cui vuoi bene, ti manda un link.
E' un porno, "Porno Holocaust", tu sei un patito del trash all'italiana, dello spaghetti b-movie.
Lo apri con entusiasmo, ci clicchi aspettandoti una ciofeca all "Emmanuelle Nera", una schifezza alla D'Amato; e infatti appare subito sui titoli di testa regia di Joe D'amato.
Il film è un porno, ma la trama è quella di un horror all'italiana, un horror triste e noioso, al limite del comico; non fa neanche ridere.
Nonostante tutto, pompini ogni 5 minuti.
Provi a masturbarti, ma le scene sono brevi e prive di pathos, le inquadrature distanti, e le musiche coprono i gemiti.
Provi a masturbarti, ma sei troppo brillo, l'alcool in corpo ti mantiene barzotto, e tutto quello che ottieni è una tendinite al polso destro; poi al sinistro.
Non puoi masturbarti con Porno Holocaust, grazie amico, ma il film è squallido e io sono sbronzo.
Niente da fare, lo rinfoderi sconfitto nelle mutande, quasi soddisfatto; due cose sono certe: il film è una merda e  non soffri di eiaculatio precox.

mercoledì 2 marzo 2011

Sillogomania #7 Mamma 11/09/2001



Entro in camera da letto mentre mamma ancora dorme.
L'ho messa sotto flebo non sapendo cosa fare.
Entro e mi rendo conto di quanti anni siano passati.
Mi rendo conto che quando abbiamo cominciato a vivere in questa vecchia casa da soli io e lei, era ancora giovane e bella.
Ricordo che quando arrivammo sulla soglia di casa la prima volta, mi sollevò sui due gradini che fronteggiano il grande portone dell'ingresso. Mi diede la chiave in mano e disse con la voce più dolce del mondo " Vuoi aprirla tu la porticina?", io risposi che si, l'avrei aperta io, perché ero io ormai l'ometto di casa e spettava a me.
Aprimmo, e il mio primo ricordo una volta oltrepassata la soglia fu la visione di quei denti bianchi e quelle guance rosse che entravano sotto un enorme cappello estivo di paglia intrecciata grossolanamente.
Erano passati tanti anni da allora, ogni anno lasciava un segno sul viso, e ogni segno un ricordo.
Quella che giace sul letto immobile da giorni, è la stessa donna che un tempo mi amava più di ogni altra cosa.
Mi metto di fianco a lei sul grande e freddo lettone della camera da letto.
La accarezzo, le poggio il palmo sulla fronte, poi sulla bocca per sentirne il respiro.
Per sentire se ancora respira.
E' calda. La fronte è calda.
La stanza puzza di chiuso e di piscio.
Lei non apre occhio da giorni ormai.
- Non portarmi in ospedale- diceva - mai! Amo questa casa! Voglio morire in questa casa!
Mamma respira pesantemente, e io mi accoccolo ai piedi del letto come un gatto, faccio le fusa, voglio farle sentire la mia presenza; le accarezzo i piedi, li stringo.
Poi cambio posizione, mi sdraio al suo fianco, i capelli sono radi e spaventosamente bianchi.
Continuo ad accarezzarla a chiamarla " Mamma ".
Le sussurro " Ti voglio bene Mamma " nell'orecchio,
Poi la bacio sulla fronte, diventata più tiepida nel mentre.
Colgo un morbido sorriso tagliarle il volto, forse sono le luci dei fari delle auto che ogni tanto entrano in camera a darmi una visione distorta, ma credo proprio di aver visto un sorriso. Un tenero triste ultimo sorriso.
Mamma si fa fredda.
"Mamma?"
Il respiro si fa instabile.
Inarca le labbra in avanti, quasi volesse baciare il vuoto: sono boccate d'aria, ultimi aneliti di vita.
Mamma si fa fredda.
Resto ad accarezzarla tutta la notte, finché il sole non entra dalla finestra, finché non sento un forte tanfo di ammoniaca pizzicarmi ìl naso.